Parliamo di Coaching...

Parliamo di Coaching...

giovedì 30 gennaio 2014

Flow

Ci sono delle attività lavorative o che svolgi nel tempo libero che ami fare?
Hai mai perso la percezione del tempo e dello spazio durante la lettura di un libro? Oppure giocando ad un videogioco, oppure scrivendo un articolo o ancora durante un colloquio di lavoro?
Ci sarebbero infiniti esempi. Se la risposta è sì, quella che hai individuato potrebbe essere il tuo stato di Flow o la tua esperienza ottimale.
Il flow rappresenta lo stato di funzionamento ottimale, caratterizzato dal coinvolgimento in un’attività che si svolge in modo continuativo, e che si tiene agilmente sotto controllo, nonostante l’impegno richiesto. Lo stato di flow è descritto come piacevole e caratterizzato dal sentirsi sollecitati in modo ottimale (poiché la persona sa cosa fare, senza riflettervi a lungo), dalla percezione del decorso dell’attività come continuativo (poiché un passo confluisce in modo fluido in quello successivo), dalla concentrazione spontanea, come la respirazione, che consente di sentirsi in una sorta di fusione tra sé e l’attività in cui si è totalmente immersi.
Csikszentmihalyi identifica come componenti di una esperienza di flow i seguenti punti:
Obiettivi chiari: le aspettative e le modalità di raggiungimento sono chiare.
Concentrazione totale sul compito: un alto grado di concentrazione in un limitato campo di attenzione (la persona non ragiona su passato e futuro ma solo sul presente).
Perdita dell’autoconsapevolezza: il soggetto è talmente assorto nell'attività da non preoccuparsi del suo ego.
Distorsione del senso del tempo: si altera la percezione del tempo. Non si rende conto del suo scorrere.
Retroazione diretta e inequivocabile: l'effetto dell'azione deve essere percepibile dal soggetto immediatamente ed in modo chiaro.
Bilanciamento tra sfida e capacità: l'attività non è né troppo facile né troppo difficile per il soggetto.
Senso di controllo: la percezione di avere tutto sotto controllo e di poter dominare la situazione.
Piacere intrinseco: l’azione dà un piacere intrinseco, fine a se stesso. Integrazione tra azione e consapevolezza: la concentrazione e l'impegno sono massimi. La persona è talmente assorta nell'azione da fare apparire l'azione naturale.
Non è necessario che siano tutte presenti per sperimentare il flow, ma tutte ne caratterizzano l’esperienza.
Individuarlo può aiutare un giovane nella ricerca delle sue attitudini e delle sue capacità per orientare il  percorso di studi o professionale. Per un adulto nel definire gli spazi in cui rigenerarsi e gratificarsi o in cui indirizzare un cambiamento professionale.
Il Flow è il giusto bilanciamento tra compito sfidante e competenze dell’individuo. Quando abbiamo basse competenze e il compito risulta troppo difficile si attiva uno stato d’ansia al contrario quando il compito è troppo facile per le nostre competenze l’esperienza risulta noiosa.
L’esperienza ottimale è, dunque, generata dall’equilibrio tra la sfida e la competenza posseduta dalla persona.

Prova a scoprire il tuo stato di FLOW:
In quale situazione o durante quale attività ti senti particolarmente concentrato e appagato?
·        Quali sono i compiti in cui raggiungi massimi risultati e perché?
·        Cosa ti piace fare?
·        In quale momento senti che il tuo livello d’attivazione è ottimale?



giovedì 9 gennaio 2014

Obbiettivo performance



A. ha 25 anni appena laureata vuole trovare lavoro, B. vuole una relazione stabile e duratura, C. vuole essere amata dai suoi compagni di classe, D. vuole far sopravvivere la sua azienda, E. vuole superare l’esame in modo eccellente.
Cosa accomuna tutte queste persone?
Vogliono raggiungere degli Obbiettivi “risultato”! Ciascuno di loro ha un obbiettivo da voler raggiungere seppur ancora non perfettamente chiaro e definito, ma cosa gli permette di arrivare al traguardo? E dopo che sono arrivati al traguardo sono sicuri di aver trovato la felicità? Probabilmente appena arrivati alla fine avranno già il prossimo obbiettivo da raggiungere e sarà stata solo una spasmodica corsa.
In altri casi la corsa si blocca all’inizio del percorso con uno stallo dovuto all’ansia di raggiungere un risultato che sembra lontano e inafferrabile, conflittuale con le esigenze del momento. Spessissimo si resta immobilizzati guardando l’obbiettivo, “lo desidero tanto ma… non ce la farò mai”!
L’immobilità dovuta all’ansia spesso è generata dalla paura di non raggiungere il risultato, si ha la percezione che il tempo necessario sia infinito, di non avere le forze per affrontare ostacoli e conflitti interni.
Come uscire allora da questa immobilità frustrante  e disarmante?
Si possono trasformare gli obbiettivi “risultato” (senza perderne il contenuto) in obbiettivi “performance”, questi ultimi sono caratterizzati da strategia e azioni.
Il risultato non va abbandonato, ma va visualizzato, in esso si trovano i sogni e i desideri più profondi che animeranno e motiveranno le azioni e l’energia necessaria per  realizzarli.
Anche gli obbiettivi performance devono essere ben chiari, specifici, definiti nel tempo, misurabili, condivisibili. La definizione dell’obbiettivo non deve generare ansia, al contrario deve essere caratterizzato da tutto ciò che è sotto il controllo della persona.
Il raggiungimento degli obbiettivi risultato dipende al 50 % dal contesto, dagli altri, che chiaramente non possiamo e non dobbiamo governare, manipolare e/o controllare. Quello su cui occorre focalizzarsi, dunque, è il 50% che deriva dal contributo personale, ciò che si tradurrà in obbiettivi performance.
Il fatturato dell’azienda dipende 50% dal proprietario e 50% dai clienti, l’occupazione dipende al 50% dal giovane e al 50% dal contesto, l’esame dipende al 50% dalla preparazione dello studente e al 50% dal professore, formare una famiglia dipenderà al 50% dal singolo e al 50% dal partner.
Spesso avviene che concentrando l’attenzione sul 50% determinato dal contesto, perdiamo completamente l’attenzione sulla “nostra parte”, deleghiamo agli altri anche il nostro 50%.
Dopo aver chiarito bene qual è il reale obbiettivo da voler raggiungere, occorre quindi tradurlo il azioni semplici e realizzabili. Per il giovane inoccupato la performance sarà per esempio definire un’ottima presentazione del proprio profilo e attuare una ricerca attiva del lavoro. Nel caso dell’azienda un obbiettivo performance può essere apportare un miglioramento specifico al prodotto realizzato. In una relazione d’amore può essere individuare “come amare il proprio partner” senza aspettare di essere amati dall’altro. Nel caso dell’esame può essere concentrarsi totalmente sui contenuti con un programma di studio ben definito piuttosto che pensare continuamente al professore.
Gli esempi sono infiniti poiché nel coaching è il protagonista del percorso a definire in modo creativo i propri obiettivi performance, il coach lo accompagna e lo supporta nella definizione, nel mantenimento e raggiungimento di essi. Inoltre, dopo aver realizzato le performance è fondamentale autovalutarsi, perché è proprio dagli errori che si può imparare, dal passato apprendiamo elementi di miglioramento che fanno sì che la nostra storia si arricchisca ogni giorno di un nuovo tassello prezioso.