Parliamo di Coaching...

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venerdì 25 gennaio 2013

Un ponte o un traghetto?



Un giorno chiedo ad Oriana: che idea ti sei fatta del Coaching? Mi risponde con un esempio molto creativo: “ il Coach sta in mezzo a due sponde, per poter attraversare qualcosa, come un ponte che serve per attraversare un fiume”, in quel momento mi sono sentita un ponte, ma visualizzando due rive di un fiume mi sono sentita anche un traghetto. Ho pensato a tutte le persone incontrate in questi anni con cui abbiamo attraversato qualcosa, a volte ci siamo fermati in un punto del fiume e siamo rimasti fermi per qualche momento, altre volte siamo andati velocissimi, altre ad un’andatura costante e arrivare all’altra sponda del fiume è stata sempre un’esperienza differente e inaspettata.
È il Coachee (Oriana) a dare la direzione, il punto d’arrivo, a far interessante il viaggio, la ricchezza sta dentro chi vuole fare il percorso..il Coaching e il Coach sono solo strumenti.
Poi Oriana, ha fatto una pausa (difficilmente le fa perché è molto dinamica) e mi ha detto: “ognuno mantiene la sua personalità, ma dobbiamo creare dei ponti” ...”non dobbiamo spezzare la comunicazione con gli altri”, mi rievoca i suoi racconti sui rapporti che voleva e vuole costruire, rapporti sani, forti, relazioni solide.
Oriana incarna le cose che ritiene importanti, non lascia agli altri le competenze, ma da subito nel suo percorso ha capito di dover essere ‘proattiva’, di dover e voler fare la sua parte nel costruire delle relazioni che la soddisfacessero, per questo ha allenato le sue competenze comunicative integrandole alla sua capacità di amare.
 Eppure quando le chiedo quali potenzialità pensa di aver allenato nel percorso individua la perseveranza, con una voce forte mi dice: “so andare avanti verso l’obiettivo se ci credo veramente".
 È vero, sicuramente ha messo in campo questa potenzialità, ma non solo, non dimentico la sua Creatività e la sua Vitalità!
Oggi Oriana mi confida di avere un diario dove scrive il suo ‘sentire’ mi spiega che lo fa per gestire meglio le emozioni, perché dice che solo nella misura in cui gestisce bene se stessa riesce ad essere anche d’aiuto per le persone che le stanno accanto. Allora le chiedo a cosa ti servono nella quotidianità le cose che abbiamo affrontato durante il percorso? “A stare meglio con gli altri, prima guardavo le persone sconosciute e a volte le giudicavo senza conoscerle (e non lo ritengo giusto), ora penso di dover conoscere”.
Gli obbiettivi di Oriana erano di tipo relazionale e comunicativo, ha raggiunto dei risultati e continua a coltivare la strada della consapevolezza leggendo tanto, da quando è finito il percorso mi confessa una sete di conoscenza. Maggiore consapevolezza chiama sete di consapevolezza …
Decisa e determinata continua a coltivare i suoi obbiettivi che nel suo specifico caso caratterizzano anche la bellezza del percorso,  passo dopo passo, contribuiscono a una realizzazione  nella quotidianità.
Un’ultima domanda a Oriana: consiglieresti il Coaching ad un amico?
Mi risponde: “ Sì a tutti…, perché ti serve nella vita….Penso che nella vita ci vuole coraggio, non serve a nulla vivere nel rimpianto, nel non aver fatto, ma  bisogna tirare fuori tutto quello che abbiamo dentro, questo serve a te stesso e a chi ti sta attorno. Vivo per gli altri, non ci credo a quelli che dicono che vivono bene con se stessi, se vai in banca non hai bisogno dell’impiegato? se vai alla posta la stessa cosa… Hai bisogno dei rapporti, del confronto con l’altro, di tirare fuori il positivo che c’è in te e negli altri”.

Beh, che sia stata ponte o traghetto ora mi vedo adagiata su uno scoglio ad ammirare, come dice Benigni, la poesia che c’è DENTRO… Grazie Oriana!

(Foto di Mario Carlisi)

domenica 13 gennaio 2013

Orientamento e Coaching

Oggi l'orientamento è sempre più diffuso, ne sentiamo parlare, l'abbiamo utilizzato a scuola, nei centri di formazione, presso i COL o i Centri per l'impiego. Orientarsi nel mondo del lavoro, nella scelta del lavoro 'giusto' o della formazione 'giusta' è sempre più un'esigenza. Dall'esperienza sul campo come orientatore formativo e professionale è nata una naturale integrazione tra orientamento e coaching, sviluppata nei percorsi individuali e di gruppo per la costruzione di un progetto professionale. 

Di seguito una riflessione metodologica.

L’attività di Orientamento sviluppata attraverso la metodologia del Coaching umanistico vuole ricercare e riattivare motivazioni intrinseche, individuare o ridefinire obiettivi professionali, scoprire ed allenare potenzialità, ricercare il talento insito in ciascuno. 

L’Orientamento professionale si configura come uno spazio importante al fine di acquisire chiavi concettuali di comprensione di ciò che sta rapidamente cambiando, dove poter esplorare ed effettuare un bilancio di competenze, ripianificare il proprio percorso professionale. Oggi è fortemente cambiato il significato attribuito al lavoro da uomini e donne, vi è un nuovo sistema di accumulo dei saperi e delle esperienze che le persone portano nei luoghi di lavoro. La globalizzazione, la rivoluzione telematica e le trasformazioni produttive hanno influenzato le organizzazioni e il sistema di analisi delle competenze richieste per gestirlo. In risposta a queste e altre nuove esigenze culturali e professionali l’attività d’orientamento e la metodologia del coaching umanistico sembrano essere funzionali e funzionanti. Percorrere questa strada vuol dire mettere in luce abilità, capacità, competenze tecniche, competenze trasversali che la persona porta con sé.

A mio avviso tre elementi nodali caratterizzano questo approccio metodologico (orientamento e coaching):

1. la centralità della persona e l’attenta analisi delle caratteristiche individuali;
2. la ricerca della motivazione e della progettualità personale e professionale, intesa come insieme di maggiore chiarezza delle proprie risorse e dei propri limiti, ma anche di valori e energie individuali da investire in cambiamenti sempre più complessi;
3. lo sviluppo del talento attraverso un piano di flow e l’allenamento delle potenzialità.
Un intervento risulta efficace nella misura in cui riesce a mettere la “persona al centro”, a leggere bisogni e desideri, caratteristiche, mondi di appartenenza, influenze culturali e sociali. Tutti questi fattori segnano la costruzione dell’ identità della persona e della motivazione al lavoro.
Contemporaneamente lavorare sulla consapevolezza di sé e sulla progettualità presente e futura fa nascere il bisogno di creare nuove possibili connessioni, rapporti, relazioni; nuovi modi di pensarsi dentro il contesto di riferimento.
Il piano d’azione che si costruisce nel percorso non è finalizzato a scopi esclusivamente individualistici, è fondamentale che sia orientato a obiettivi, cambiamenti, risultati desiderati, ma in un ottica che guarda alla collettività e al bene comune. L’integrazione tra orientamento e coaching sviluppa e intreccia continuamente il livello cognitivo e quello metacognitivo, il piano di realtà e la concretezza con lo spazio del desiderio e del cambiamento.

 Rinnovare e innovare, in un momento storico ed economico di crisi, vuol dire accogliere le sfide e puntare alle risorse umane … alle potenzialità … alla creatività … alla “persona”.

Angela Mammana