Parliamo di Coaching...

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venerdì 27 settembre 2013

A e A: Allenamento in Adolescenza

Cosa vuol dire allenare e soprattutto cosa si può allenare in adolescenza?

Per comprendere il termine allenamento ci serviamo della definizione sportiva: “l'insieme delle procedure effettuate per migliorare la prestazione sportiva.” Quando una pallavolista si allena esercita la tecnica, ripete dei movimenti per far sì che diventino naturali e precisi, rinforza la muscolatura, esperisce emotivamente una determinata situazione che si può presentare in partita, ecc…
Allo stesso modo può avvenire l’allenamento intenzionale per lo sviluppo di altri tipi di talento, potenzialità o competenze anche al di fuori dello sport.
In particolar modo, nel periodo dell'adolescenza, l'allenamento intenzionale svolge una funzione importantissima. L’adolescenza si presenta come un periodo di forti cambiamenti psicofisici, in cui si sviluppa la personalità, una fase di grandi sfide. L’adolescente è impegnato in un difficile processo di ridefinizione del proprio sé, in cui si alternano manifestazioni estremistiche, orientamenti e contenuti affettivi  vecchi e nuovi.
Vi è un grande bisogno di “libertà” e autonomia, ma anche di educatori, genitori, maestri, solidi e virtuosi.
Un’adolescente, nella maggior parte dei casi, non ha chiaro cosa vuole allenare, quali talenti possiede, quali competenze vuole sviluppare, cosa vuole diventare. Osserviamo nei ragazzi, quasi sempre, l’assenza di un sogno e di un progetto futuro, quindi, prima di avviare un allenamento è fondamentale capire cosa si può e si vuole allenare. È necessario individuare la vocazione del ragazzo, ricercare tutte quelle sfumature che fanno l'individuo unico e irripetibile.

Il viaggio di scoperta attraversa i sistemi simbolici che vengono prediletti (cioè i contesti caratterizzati da un determinato tipo di cultura come per esempio la scuola, la squadra, ecc…); le intelligenze multiple (Gardner) come per esempio quella linguistica, logico-matematica, spaziale, personale e corporeo-cinestetica, i talentile potenzialità, la motivazione intrinseca.
Ciascuno di questi elementi nasconde un mondo da esplorare e da scoprire e poi da mettere in azione nella concretezza. Il fare, l'agire volontario, la ripetizione, gli esercizi in virtù di una scelta costituiscono un vero e proprio allenamento.
Per esempio, si può allenare: l'apprendimento attraverso uno studio mirato, un talento musicale in modo eccellente con esercizi  e tempi di lavoro, la “vitalità” sperimentando un nuovo sport affascinante,  l’autonomia attraverso nuove esperienze specifiche, ecc …
L’allenamento è l’azione che deriva dal talento e dalla scelta di volerlo sviluppare!



mercoledì 11 settembre 2013

NON lasciate ogni speranza o voi…

Siamo investiti da una nube grigia, da un pessimismo e spesso non ne siamo neanche consapevoli? Attribuiamo a persone o cose esterne la sfiducia verso il futuro?
Oppure, siamo capaci di tirar fuori la “Speranza”? Stiamo lottando per far emergere il bene e il buono in noi e nei contesti in cui viviamo?
La speranza è una virtù, una potenzialità, una ricchezza di inestimabile valore per la nostra vita.
La progettualità, l’approccio cognitivo ed emotivo alle cose che accadono è fortemente influenzato da essa. Se in questo momento ci accorgiamo di averla schiacciata o che probabilmente la conoscevamo prima di questa nube grigia, è il momento di riappropriarcene.
Papa Francesco durante la GMG ha esortato i giovani: “ non lasciatevi rubare la speranza” , ma la speranza non è di pochi eletti o dei giovani, la speranza è di tutti!
Speranza, che deriva dal latino “spes”, è il sentimento di fiduciosa attesa rispetto al futuro, che si realizzi qualcosa che si desidera.
Giovanni Paolo II diceva: “Non c'è speranza senza paura e paura senza speranza”, infatti, nel momento in cui desideriamo qualcosa, la paura che non si realizzi, che non sia possibile, si scatena automaticamente e vi è il rischio che la paura ci schiacci, che le nostre emozioni prendano il sopravvento. Proprio in queste occasioni è il momento di diventare protagonisti del vissuto e delle proprie scelte, governando le emozioni e ricercando soluzioni creative.







La speranza è legata al nostro ottimismo, al positivo che vediamo in noi e attorno a noi, alla visione del futuro, alla “fiducia” che riponiamo negli altri e nelle relazioni.
Luca Stanchieri pioniere in Italia del Coaching Umanistico, attraverso la sua esperienza sul campo ha individuato una relazione tra speranza e autostima, dice che: “l’autostima è una combinazione fra amore, speranza e fiducia nella propria mente. Nasce dall’esperienza e dalla coscienza. Non è un semplice sentirsi bene. È la convinzione profonda che allenando le proprie potenzialità si possono raggiungere traguardi spirituali e concreti straordinari”.

E allora, oggi, cosa possiamo fare per recuperare la nostra speranza?
Fermiamoci e ricominciamo a progettare con creatività, ottimismo e amore.