Oggi sembra dominante un sentimento di sfiducia verso il futuro che genera paura e disorientamento. Lo affermavano già nel 2003 gli psichiatri francesi Benasayag e Schmit nel loro saggio "L'epoca delle passioni tristi" in cui sottolineano il cambiamento sociale di una società che aveva negli anni passati una fiducia smisurata nel futuro ad una (quella di oggi) con una diffidenza altrettanto estrema. Questo ha provocato un forte malessere esistenziale, una difficoltà di adattamento, ma ha anche stimolato il desiderio latente di autorealizzazione.
Sprigionare la tensione di autorealizzazione è diventato un bisogno.
“L'autorealizzazione che è fonte di inesauribile salute [...] è un processo di continua realizzazione di potenzialità, capacità, talenti, come adempimento di una missione (o richiamo, fato, destino o vocazione), come una totale conoscenza e accettazione dell'intrinseca natura della persona, come una tendenza sempre più forte verso l'unità, l'integrazione o la sinergia all'interno della persona». R. Maslow
E ancora, “Autorealizzarsi significa riprendere quell’afflato di speranza, di sogno, di visioni, che aveva caratterizzato la generazione fuoriuscita dal dopoguerra, ma affermarlo in un contesto culturale completamente diverso. Non si tratta di adattarsi alla realtà per poi autorealizzare i propri traguardi, ma al contrario si tratta di sognare, immaginare, visualizzare la nostra felicità futura, per poi affrontare la realtà cercando in essa opportunità e leve per realizzare il proprio sogno. “ L. Stanchieri
La tensione di autorealizzazione spinge la persona a lasciare un segno nel mondo, a realizzarsi e realizzare, ma allo stesso tempo nella maggior parte dei casi non dice in che modo.
Si sente questa ricerca di senso ma non si sa che direzione intraprendere, l’adattamento delle precedenti generazioni non va più bene, ma occorre capire la natura di questa spinta, verso dove porta.
La società liquida post-moderna non dà certezze alle quali aggrapparci e questa tensione interna può sfociare nella rinuncia e sfiducia verso il futuro oppure può andare verso una ricerca di felicità a volte disorientante. Entrambe queste risposte sottendono questa tensione autorealizzativa che può essere repressa oppure espressa. Per questo motivo si evince sempre di più la necessità di scoprire la propria “Vocazione” (intesa in termini laici). E’ una "chiamata" ascetica ad andare oltre sè stessi verso un progetto, un ideale, una persona, una professione, un'arte, ecc...
È una scoperta, una scelta sentimentale che si esprime in un’attività concreta, è andare verso qualcosa che ha un valore importante (per la persona) e che permette la sua espressione.
Quando ancora la natura di questa Vocazione è lontana dalla coscienza si può iniziare esplorando la concezione di felicità, quali sono le intelligenze dominanti (cosa viene facile fare), le potenzialità, ed esplorando attraverso l’esperienza un campo o più campi di attività di cui la persona si sente attratta.
È un percorso di scoperta e poi di costruzione in cui la coscienza e l’esperienza devono viaggiare creativamente e con perseveranza!
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