Quando sentiamo la fatica nel buttarci
in una nuova situazione, quando pensiamo che quello che stanno dicendo è
lontanissimo dalla nostra cultura, quando una vocina ci dice "ma chi te lo
fa fare?" è possibile che ci stiamo arenando nella nostra zona di comfort.
Cos'è la zona di comfort?
L'area che contiene tutte le abitudini,
i comportamenti quotidiani, i modi di pensare, le situazioni e le persone
che fanno parte della quotidianità. Il conosciuto è rassicurante, ci fa stare a
nostro agio, non richiede alcuno sforzo. Il vecchio detto Siciliano, ”megghiu u tintu canusciutu ca u bonu a
canusciri” (meglio il cattivo conosciuto che il buono da conoscere), è la
convinzione che incita alla conservazione e non all’esplorazione della novità. Tuttavia
anche quando ci troviamo davanti a una situazione che non apprezziamo
particolarmente, ma che ci tranquillizza e ci rassicura, siamo molto restii a
cambiarla.
Allargare o andare oltre la zona di
comfort vuol dire andare a esplorare qualcosa di nuovo e sconosciuto.
Quando chiedo ai coachee qual è la
strada che percorri da casa a lavoro, immediatamente tutti rispondono con
disinvoltura ricordando perfettamente il percorso e ammettono di farlo in
automatico pensando ad altro o addirittura facendo altro. Se invece dobbiamo andare
in una città sconosciuta, diventa un problema, dobbiamo pensarci, documentarci,
valutare e sperimentare prima di conoscere il percorso.
Quante volte l’idea o la proposta di una
“novità” ci blocca perché non rientra nella “calda” e “accogliente” zona di
comfort?
Penso a M. che desiderava tanto avere
delle relazioni migliori a socializzare di più, ma si sentiva bloccato, mentre
correva nel parco non riusciva a salutare un conoscente che frequentava la
stessa università, esercizio dopo esercizio, M. è riuscito a rompere con la
sua timidezza e aprire dei dialoghi con chiunque incontrasse.
Penso a un gruppo di lavoro incastrato
in un metodo di lavoro disorganizzato e con obbiettivi non condivisi, che per
pigrizia non si è fermato a pensare nuove strategie….
Penso alla paura di L. di costruirsi un
sito e di esporre la propria professionalità…
Penso a O. che quest’anno si è dedicata
del tempo per riposare e a più di cinquant’anni è andata in vacanza per la
prima volta.
E ancora… cambiare casa, cambiare
lavoro, cambiare città, sono degli esempi di situazioni che ci richiedono
un’apertura della nostra zona di comfort, di avanzare nella scoperta.
All'interno di essa ci sentiamo
confermati nel nostro modo di essere e nelle aspettative che gli altri hanno su
di noi. Seppur ci adagiamo in un apparente benessere, a lungo termine questa
staticità non permette di crescere. Le abitudini cognitive, emotive e
relazionali, non danno spazio all'apprendimento, all'apertura al nuovo,
all'incerto, al possibile!
L’esposizione a situazioni nuove,
persone nuove, culture diverse dalle nostre ci crea inizialmente incertezza,
frustrazione e insicurezza, perchè lo sconosciuto spaventa. Superare quel
momento di “stress” (positivo), resistere, saper stare dentro il “nuovo”, porterà
dei benefici inestimabili.
Per far sì che lo stress causato
dall’uscita dalla zona di comfort non sia elevato da farci rinunciare ad una
occasione di crescita, occorre calibrare una uscita progressiva ed esporsi
gradualmente a ciò che ci attrae, ma è nuovo, che ci affascina, ma ci spaventa,
che ci stimola, ma pare irraggiungibile.
Crescere significa mettersi in gioco e
andare oltre sé!
Condivido pienamente l'articolo che mi è stato di spunto per fermarmi a riflettere sulla mia vita attuale.
RispondiEliminaMi fa piacere! È una sfida...ma ne vale la pena...
RispondiEliminaPienamente d'accordo; inizialmente è faticoso: ho dovuto vincere le mie resistente, esattamente come le hai spiegate meravigliosamente. Successivamente, dopo scelte interiori (ogni si è un passo) ma molto fruttuose, possiamo dire di essere una famiglia veramente aperta agli altri.
RispondiEliminaMino
Grazie della tua esperienza Mino!
RispondiEliminaPasso dopo passo, verso la piena realizzazione!
Buona giornata
condivido l articolo è credo fermamente che per andare avanti ci sia bisogno sempre di stimoli!
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