Le sessioni con Lei continuano, sono trascorse due
settimane.
Mi racconta cosa ha vissuto al lavoro, viaggia da una sfida all’altra
e porta con sè soddisfatta le sue vittorie, ma anche le sue difficoltà!
Il rapporto con i colleghi è
complesso: dinamiche di potere, idee diverse, competizione... Nel frattempo
bisogna arrivare all’obbiettivo lavorativo:
un “prodotto” giusto, convincente e attraente.
Mi racconta la fatica di fare
alcune telefonate di lavoro importanti, spesso le posticipa, ma poi si
focalizza e allena le sue nuove potenzialità “il coraggio e la perseveranza”. Le descrive come due forze che percepisce quasi
esterne a lei, ma ogni volta che le “guarda” e le fa diventare dei “poteri”
diventano un po’ più sue.
Sembra che lo stato d’ansia si
sia abbassato notevolmente, sta diventando gestibile, sta lavorando molto bene sulla gestione delle emozioni, l’introspezione
velocizza molto il processo.
Al lavoro vorrebbe essere più
assertiva, vorrebbe far uscire il suo “carattere”, dare il meglio che può, ci
prova ma in alcune circostanze sente un freno dettato da quella che abbiamo
definito una “bassa autostima”.
Il suo obbiettivo sembra
spostarsi dalla gestione del lavoro all’autostima, ma in realtà in questo momento
le due cose viaggiano insieme. Non possiamo rafforzare l’autostima se non ne
consegue un reale cambiamento nelle relazioni lavorative, se non osserva il
cambiamento desiderato fuori e dentro sé.
Adesso che le energie
psicofisiche sono recuperate, le chiedo se quello che sta facendo è il suo
lavoro “desiderato”, se l’amore verso il suo settore l’ha spinta a questa
professione … o se ha un altro lavoro da “sogno”.
La risposta è stata dubbiosa,
forse c’è un’altra attività che le suscita interesse, ma non è sicura.
Nasce così il racconto di quando
ha intrapreso questa strada professionale, mi racconta l’emozione che ha
provato entrando per la prima volta in quel luogo, la scelta dello studio, lo
stage, e poi l’inizio del lavoro.
Ecco sento vibrare qualcosa, in
origine c’era una vera passione per il suo lavoro, adesso è in parte schiacciata da una
serie di esperienze negative sperimentate in questi anni. Lei ha fatto per anni
un allenamento negativo: realizzava un lavoro e veniva spesso screditata dal
suo responsabile. Lei vedeva il frutto
del suo lavoro, ma non ne aveva mai un riconoscimento (le cause di queste
sconferme spesso erano dovute a questioni personali e non professionali).
Ciò ha determinato che era meglio
tacere piuttosto che intervenire, ha creato tutta una serie di insicurezze che
oggi vuole espressamente superare.
È bellissimo sentire la sua
determinazione in questo, ciò non è assolutamente egoistico, in quanto nel dare
il meglio di sé vuole costruire relazioni migliori, un “prodotto” lavorativo
più bello, vuole essere più serena in famiglia. La ricerca di una felicità
autentica di senso e significato guarda sempre al bene comune.
Lei ha individuato il suo programma lavorativo per la settimana, ma
va via anche con due esercizi:
1. 1. Apprendere
dall’errore: ogni volta che la paura dell’errore prende il sopravvento deve
fermarsi e ragionare su cosa impara da quella situazione;
2. definire quali sono le
caratteristiche principali del suo profilo professionale e qual è il valore
aggiunto che può apportare.
Il primo esercizio allena
l’apprendimento anche in situazioni critiche, scoprire ciò che l’errore insegna
è una rivoluzione che avvia un processo d’eccellenza. Inoltre, è fondamentale per la crescita nel lavoro e per una sana autostima.
Il secondo esercizio servirà a focalizzarci sulla professione, a capire se è
viva la passione verso la sua attività. L’amore verso ciò che facciamo è la
motivazione più grande che ci fa andare oltre noi stessi e i nostri limiti.
Buon allenamento!